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Se per il Parlamento il sardo non rientra tra le lingue da salvare
30/07/2012

Da qualche tempo è in atto in Sardegna un vivace dibattito intorno alla lingua sarda. L' ultimo episodio risale al 10 luglio scorso, quando gli stessi parlamentari sardi non hanno presentato alcun emendamento in favore del sardo, accettando di fatto un testo di ratifica della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, che finisce con il delegittimare l' insegnamento a scuola e la circolazione sociale dell' antica lingua isolana. Di fatto il sardo non figura più tra le lingue minoritarie da difendere (come succede invece, ad esempio, per il tedesco in Alto Adige o il francese in Val d' Aosta) perché la Commissione Affari esteri della Camera che ha approvato la Carta, in assenza di interventi dei deputati sardi, ha escluso la lingua dell' isola dalle garanzie del bilinguismo. E pensare che proprio l' Europa aveva erogato 128 milioni di euro per promuovere la lingua. Inutili le accorate e ripetute richieste di impegno dell' assessore regionale alla cultura Sergio Milia. Dura la reazione di Mario Carboni del Comitadu pro sa limba sarda, che parla di «un colpo mortale per la lingua e l' identità dei sardi». Tutto questo a dispetto della lettera in sardo inviata al presidente Monti e della versione bilingue del logo della Regione Sarda, che figura anche sul sito web. Per fortuna si vanno superando i conflitti legati alla cosiddetta «limba comuna», promossa qualche anno fa da un provvedimento della Regione. L' idea era di creare una sorta di lingua mediana, una koinè, che mettesse d' accordo le diverse varietà sarde, idea artificiosa respinta ultimamente anche dalla commissione di esperti costituita dall' Università di Sassari. Se Manzoni non è riuscito a far parlare fiorentino agli italiani, come poteva riuscire Cagliari a convertire alla nuova limba i sardi? I quali di lingue ne hanno almeno tre: il sardo-corso al Nord, il nobile logudorese al Centro e il campidanese al Sud. Ma dalla Carta de Logu ai diversi statuti, dai Giudicati al Regno di Sardegna, dai cantadores a una prestigiosissima e plurisecolare letteratura, il sardo illustre è stato da sempre e soltanto il logudorese, che è una specie di toscano regionale. L' isola ha conosciuto ricorrenti campagne di acculturazione e di estirpazione linguistica, condotte dai nuovi dominatori: nel 1567 il catalano è soppiantato dal castigliano, poi con l' arrivo dei Savoia nel 1720 il toscano scaccia a sua volta il castigliano. La produzione in lingua logudorese, davvero una «letteratura a statuto speciale», è cresciuta dando vita a relazioni di volta in volta diverse con i sistemi linguistici e culturali egemoni: spagnolo e italiano, ma anche catalano e latino. Ecco perché la letteratura sarda è caratterizzata da una ricchezza di suggestioni probabilmente senza confronto. Se un problema di omogeneità deve porsi, questo riguarda solo l' aspetto ortografico. Ma anche su questo aspetto, come sostiene Nicola Tanda, per anni ordinario di Filologia sarda a Sassari e massimo esperto di scrittori isolani, la soluzione esiste. Cinquant' anni fa un gruppo di poeti e di intellettuali fondò a Ozieri un premio per promuovere la ripresa della letteratura in lingua sarda. Fu un segnale e nel giro di pochi anni la tradizione scritta e orale dell' isola conobbe una rinascita impetuosa. Fra i frutti positivi di questa esperienza c' è anche una norma ortografica. Oggi quasi tutti nell' isola riconoscono che la «lingua nazionale sarda» è il logudorese e l' invito all' unità può essere raccolto scrivendo tutte le varietà locali secondo una comune norma ortografica. Di là da ogni polemica, quel che più conta è che i dialetti sardi e la poesia che li ha illustrati abbiano segnato una rinascita di creatività, che si è estesa rapidamente agli altri settori del sistema letterario. Pensiamo al romanzo e a narratori di successo come Marcello Fois, Giorgio Todde e Salvatore Niffoi. Ma il fenomeno ha coinvolto anche la tradizione musicale popolare, l' artigianato, la gastronomia, il ballo tondo e a tre passi, le feste popolari. A dispetto della consapevolezza dei suoi politici, una parte della comunità sarda è impegnata oggi nel recupero di un' idea dell' isola, che oppone le proprie tradizioni alla devastazione dell' industria chimica e della speculazione edilizia. La lingua può diventare l' antidoto più forte contro la trasformazione oggi in corso della Sardegna in una specie di Disneyland balneare e vacanziera.
Brevini Franco

Pagina 26
(28 luglio 2012) - Corriere della Sera

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ROSSELLA URRU LIBERA!
19/07/2012

Rossella Urru è libera! E' viva! A lei e ai suoi familiari va il mio pensiero, che ora possono finalmente uscire da un lungo incubo. Rossella è un esempio di donna sarda coraggiosa, tenace e generosa, che crede nel valore della solidarietà e della promozione del dialogo tra i popoli. E' figlia dell'Italia migliore, della Sardegna migliore, quella che guarda al futuro, quella di cui possiamo tutti essere fieri e andarne orgogliosi. Non dobbiamo però dimenticare Giovanni Lo Porto, l'ultimo dei nostri connazionali ancora prigioniero in terra straniera: anche a lui l'augurio e la speranza di vederlo presto a casa.

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